Credito d'imposta commissioni POS: ecco come funziona

Commissioni POS e credito d'imposta

Il 29 Aprile l'Agenzia delle Entrate ha chiarito come poter ottenere il credito d'imposta pari ad un bonus del 30% delle spese sostenute per accettare pagamenti con il POS

Credito d'imposta commissioni POS: di cosa si tratta?

Per tutti gli esercenti titolari di Partiva IVA con ricavi complessivi nell’anno precedente inferiori o uguali a 400.000 euro, è previsto un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni sulle transazioni accettate con il POS a partire dal 1 luglio 2020. Tale somma non verrà aggiunta al reddito lordo e non è tassabile ai fini Irap o Ires. Il credito d’imposta sarà utilizzabile solamente in compensazione, a partire dal mese successivo a quello in cui è stata sostenuta la spesa e dovrà essere inserito nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di maturazione del credito e nelle dichiarazioni dei redditi relative ai periodi d’imposta successivi fino a quello nel quale se ne conclude il beneficio.

Come fare per ottenere il rimborso delle commissioni POS?

Con la circolare del 29 Aprile, l'Agenzia delle Entrate specifica le modalità tecniche per la comunicazione dei dati necessari al calcolo del credito d'imposta per le commissioni POS.

La buona notizia è che la circolare specifica che la comunicazione di tali dati è a carico dei Prestatori di servizi di pagamento:

"Sono obbligati alla comunicazione di cui all’art. 22, comma 5, del decreto legge n. 124 del 2019, i prestatori di servizi di pagamento autorizzati che svolgono la propria attività nel territorio nazionale e che, mediante un contratto di convenzionamento, consentono l’accettazione dei pagamenti elettronici effettuati in relazione a cessioni di beni e prestazioni di servizi rese nei confronti dei consumatori finali, anche prevedendo la messa a disposizione degli esercenti di sistemi atti a consentire tale accettazione."

In parole povere non è l'esercente che deve ogni mese inviare all'ADE il flusso di transazioni accettate, ma sarà il fornitore tecnico del servizio di accettazione carte che, dal 1° Luglio, invierà automaticamente tutte le informazioni ai fini del calcolo del credito d'imposta.

Nel dettaglio, le informazioni trasmesse saranno:

  • il codice fiscale dell’esercente;
  • il mese e l’anno di addebito;
  • il numero totale delle operazioni di pagamento effettuate nel periodo di riferimento;
  • il numero totale delle operazioni di pagamento riconducibili a consumatori finali nel periodo di riferimento;
  • l’importo delle commissioni addebitate per le operazioni di pagamento riconducibili a consumatori finali;
  • l’ammontare dei costi fissi periodici che ricomprendono un numero variabile di operazioni in franchigia anche se includono il canone per la fornitura del servizio di accettazione.

L’invio di tali dati dovrà avvenire entro il ventesimo giorno del mese successivo al periodo di riferimento, utilizzando il Sistema di Interscambio Dati (Sid).

Cosa succede in caso di errori o informazioni incomplete ai fini del calcolo del credito d'imposta sulle commissioni POS?

Nessun problema nel caso in cui il Prestatore dei servizi di pagamento inviasse dati non corretti:

In caso di omissioni o errori nei dati trasmessi e acquisiti i Prestatori di servizi di pagamento possono trasmettere una comunicazione di annullamento, sempre entro il ventesimo giorno, che cancella integralmente tutti i dati già trasmessi e acquisiti riferiti a quella mensilità, e trasmettere successivamente una nuova comunicazione entro lo stesso termine. È anche consentito, entro il terzo mese successivo , rettificare o cancellare dati trasmessi relativi a singoli esercenti per il mese e l’anno indicati nella comunicazione di rettifica, inviando una comunicazione di modifica puntuale che sostituisce integralmente o cancella completamente quanto precedentemente comunicato per l’esercente indicato. La comunicazione di rettifica inviata oltre il predetto termine sarà scartata dall'Agenzia delle entrate e non risulterà pervenuta.

Quali documenti devono conservare gli esercenti per eventuali controlli fiscali?

Tutti i documenti relativi alle commissioni POS addebitate o ad eventuali costi fissi (commissioni tecniche o canoni POS) devono essere conservati per 10 anni. Siano esse fatture, estratti conto o altri documenti contabili che provino l'addebito delle spese per le quali è previsto il credito d'imposta, l'esercente deve sincerarsi della conservazione degli stessi in formato cartaceo o elettronico.

I dati vengono utilizzati dall'Agenzia delle Entrate anche per altri fini oltre che per il calcolo del credito d'imposta spettante?

L'Agenzia delle Entrate può utilizzare i dati di transato e di addebito delle commissioni POS anche per altre finalità oltre quelle relative al calcolo del credito d'imposta:

"I dati e le informazioni acquisiti sono utilizzati dall’Agenzia delle entrate al fine di controllare la spettanza del credito di imposta, per le analisi di qualità dei dati, per l’analisi del rischio e per attività di controllo e verifica sull’utilizzo dello stesso credito"